Le sessioni in webcam rappresentano l’ultima tendenza nel mondo della fotografia.
Non si sa bene chi sia stato il primo fotografo ad avere utilizzato la rete per abbattere le distanze al tempo del lockdown, fatto sta che in pochissimo questo trend è diventato virale ovunque nel mondo.
Come tutto quello che appare nuovo e dirompente, anche le sessioni fatte in rete hanno diviso in due i professionisti del settore. Chi le ama, riconoscendone la valenza creativa e trovando in esse un possibile nuovo sbocco per la propria attività, in questo periodo di distanziamento sociale e chi le odia, perchè la qualità dell’immagine (in termini di risoluzione) non è ovviamente paragonabile alla fotografia classica e perchè ritengono che di questa, potrebbe minarne l’autorevolezza agli occhi dei potenziali clienti.
Io che sono una curiosa di natura e che sono affascinata da tutte le novità, soprattutto a quelle che nascondo con spirito di adattamento, non potevo non provare prima di farmi un’idea. Ho quindi sperimentato diverse tecniche, dallo screenshot su facetime o skype, alla fotografia con la reflex allo schermo del mac, fino ad approdare alla soluzione che mi soddisfa di più. Quella di contestualizzare lo scatto in dei piccoli set creati ad hoc, in modo che si stabilisca in qualche modo una continuità tra i due ambienti, quello in cui scatto e quello in cui si trova il cliente. Questa soluzione mi piace molto. Mi affascina e mi da stimoli incredibili nel trovare nuovi soluzioni creative.
Detto ciò, non credo che le sessioni in webcam potranno mai sostituire la fotografia classica. Ci sono troppi elementi in ballo che un’ottima connessione web non può da sola rimpiazzare. Il contatto con il cliente, il condividere l’ambiente e il set, per non parlare della qualità dell’immagine, troppo importante anche al fine della stampa, che è quello su cui insistiamo sempre noi fotografi. Ma credo anche che in questo momento storico, unico e assurdo che stiamo vivendo, empatia e immaginazione non si fermino al luogo e questo prendersi nuovi spazi della creatività, creando un ricordo nel ricordo, questo non arrendersi ma esplorare nuovi canali espressivi che permettano di ritrovarsi insieme in un non luogo o in un meta luogo sia qualcosa di diverso e di interessante. Contestualizzando il mezzo (il telefono) all’interno di un set creato ad hoc per l’utente finale si crea qualcosa di completamente nuovo e differente, come secondo me è giusto che sia. Più che sessioni fotografiche vere e proprie definirei questi incontri dei piccoli racconti fotografici di questo momento. Tra qualche anno riguardando questi scatti ci ricorderemo di questo momento storico unico che abbiamo vissuto, lo racconteremo ai bambini che stanno per nascere o che sono ancora troppo piccoli per capire.
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